Incontinenza e dolore pelvico: cosa fare?

In occasione della XIII Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell’incontinenza , posto questo articolo per contribuire a sensibilizzare ed informare le persone su questo argomento e sulla riabilitazione del pavimento pelvico.

In  pochi sanno che in Italia, più di 3 milioni di donne (anche in giovane età) e 2 milioni di uomini (molti prostatectomizzati non riabilitati), soffrono di incontinenza.

Riguardo il dolore pelvico, valutazioni basate sui sintomi della popolazione generale suggeriscono un’incidenza nei maschi dal 2,7% al 6,3% mentre per quanto riguarda le donne, ne soffre una su quattro.

Esistono diverse problematiche legate ad alterazioni funzionali del pavimento pelvico, organo di estrema importanza per il sostegno e la sospensione dei visceri pelvici (utero, vescica, retto-ano), la continenza urinaria e anale, il parto, la funzione sessuale.

Il pavimento pelvico

Il pavimento pelvico o perineo è formato da un insieme di muscoli che si intrecciano fra loro e chiudono verso il basso il bacino. Abbracciano l’apparato  urinario (uretra, vescica) e vaginale (nella donna) formando il pavimento anteriore, fino a coinvolgere l’apparato ano-rettale (ano, retto) costituendo il pavimento posteriore.

Il perineo è un organo dinamico. Esso è infatti sollecitato continuamente dal  peso del nostro corpo, è soprattutto impegnato nel contrastare gli aumenti di pressioni intra-addominali dettati dagli incrementi di carichi (sollevare le borse della spesa, prendere in braccio il bambino, tossire, starnutire,ecc.), da condizioni croniche (stitichezza), dall’evento parto.

Sintomi di disfunzione del pavimento pelvico

In relazione a quanto detto, esistono pertanto sintomi che nascono dallo squilibrio di queste funzioni. In base all’organo interessato, possiamo distinguerli in: urinari, vaginali, ano-rettali.

I sintomi urinari possono riassumersi in:

  • Urgenza ad urinare
  • Perdita involontaria di urina (incontinenza)
  • Necessità di urinare spesso (più di 8 volte nelle 24 ore) in assenza di infezioni urinarie
  • Difficoltà a svuotare completamente la vescica
  • Senso di peso vescicale

I sintomi ano-rettali si traducono in: 

  • Perdita involontaria di gas e/o feci
  • Urgenza alla defecazione (correre al bagno quando si avverte lo stimolo)
  • Mancata percezione dello stimolo evacuativo
  • Difficoltà a svuotare l’ano dalle feci/difficoltà alla defecazione.
  • Mancata capacità a coordinare le spinte defecatorie.
  • Senso di peso anale
  • Dolore anale e/o perineale

I sintomi vaginali più frequenti sono:

  • Senso di peso dovuto alla presenza di prolassi
  • Dolore post-parto causato da lacerazioni o episiotomie
  • Dolore con i rapporti sessuali
  • Diminuzione della percezione sessuale

La presenza di soltanto uno dei sintomi qui sopra citati è indice di disfunzione del relativo organo.

A chi rivolgersi?

Occorre, fare ricorso ad un medico specialista in campo uro-ginecologico e/o coloproctologico.

Il primo approccio per la cura di questi sintomi, quando non siano dovuti a malattie organiche che solo la visita medica specialistica può evidenziare, è di tipo riabilitativo. Infatti si è sempre più indirizzati a migliorare la qualità di vita della persona, riducendo al minimo gli interventi invasivi.

Nei casi in cui sia previsto un approccio chirurgico e/o farmacologico, il trattamento riabilitativo è, comunque, un valido supporto. Dà infatti un’ducazione al paziente rendendolo consapevole dei corretti movimenti nelle varie attività quotidiane, che lo aiutano a prevenire una ricaduta (educazione perineale).

In presenza di queste alterazioni funzionali, la riabilitazione del pavimento pelvico può quindi aiutare.
Essa può essere definita come un insieme di tecniche specifiche di tipo conservativo (non si parla di metodiche chirurgiche e/o farmacologiche) che hanno come obbiettivo la correzione di molteplici disfunzioni.

Una valutazione Fisioterapica “non tradizionale”

Un fisioterapista può valutare la funzione generale del pavimento pelvico usando l’osservazione esterna (eventualmente con l’aiuto di biofeedback di superficie). Tuttavia, se indicato, una valutazione interna è il “gold standard” per la valutazione completa del pavimento pelvico .
Sebbene questo possa sembrare “non tradizionale”, esiste una forte base anatomica che supporta l’importanza dell’esame stesso. I fisioterapisti che trattano le disfunzioni del pavimento pelvico sono infatti addestrati nella valutazione interna, in quella esterna e nelle tecniche di trattamento. L’attuale ricerca medica supporta tali tecniche di valutazione e trattamento per queste problematiche.

Il trattamento riabilitativo, deve prevedere una prima visita con il terapeuta (CHE DEVE ESSERE UN PROFESSIONISTA IN AMBITO SANITARIO COMPETENTE IN MATERIA), il quale, prima ancora di eseguire una valutazione funzionale, deve innanzitutto informare il paziente, con materiale scientifico di supporto, circa l’area da trattare e, di conseguenza, le varie possibilità di approccio valutativo e terapeutico.

In cosa consistono le tecniche riabilitative?

Le tecniche riabilitative sono rappresentate da:

  • CHINESITERAPIA PELVI-PERINEALE ( compresi esercizi di Kegel)
  • BIOFEEDBACK TERAPIA
  • STIMOLAZIONE ELETTRICA FUNZIONALE

Si tratta non solo di rinforzare un gruppo di muscoli ma di ripristinare il supporto muscolare migliorando la funzionalità della pelvi, le abitudini comportamentali e rieducando i movimenti del corpo per consentire, di conseguenza, una funzione ottimale dell’organo e della struttura.

Un ciclo di trattamento riabilitativo varia in genere da 10 a 15 sedute in relazione al problema da trattare e alla risposta del paziente, soprattutto nella fase di presa di coscienza dell’area perineale. La cadenza delle sedute può essere mono o bisettimanale con durata di circa un’ora ciascuna.

Il successo della terapia è legato a diversi fattori. In primis all’impegno e alla collaborazione del paziente nell’eseguire la terapia, soprattutto quella domiciliare. Essa è di grande supporto durante il trattamento e fondamentale nel mantenere il risultato ottenuto al termine del ciclo terapeutico.

Altro elemento importante è il terapeuta, il quale deve farsi carico del paziente in toto cercando di impostare un programma terapeutico il più adeguato possibile. Questo programma deve prevedere infatti non soltanto le varie tecniche combinate tra loro, ma un orientamento alla persona, senza dimenticare che non di rado dietro alla disfunzione si celano bisogni che appartengono alla sfera emotiva e psichica.

Bibliografia

Sitografia:

 

Dott. Mag. Antonio Redolfi Specialista in Scienze Riabilitative, Fisioterapista

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